Prima il nonno, poi il padre, infine lui. A capo di un’impresa Vincenzo La Gatta, l'imprenditore di 47 anni accusato di aver ucciso con un colpo di pistola il pregiudicato Giuseppe Di Marzo è conosciuto da tutti a Pomigliano. L’uomo accusato di omicidio volontario per una lite finita in tragedia con il trentacinquenne, nella notte tra il 23 e il 24 dicembre davanti al resort di un amico, è a guida dell'omonima impresa di famiglia, fondata nel 1920 dal nonno, che produce componentistica per il settore aeronautico.
In città è noto soprattutto per la sua attività imprenditoriale, ereditata da suo padre e suo nonno, due figure rimaste nel cuore dei dipendenti della Srl di cui Vincenzo La Gatta è Chief Executive Officer. Sposato, con figli, l’industriale deteneva regolarmente la pistola con la quale ha ucciso il pregiudicato. La Gatta a dicembre dello scorso anno fu al centro di una polemica con i pacifisti della città, a seguito della decisione di far restaurare, e quindi donare e far installare, nella rotonda di Viale Impero che porta alla zona industriale di Pomigliano, un Fiat G-91, realizzato negli anni '50. L'aereo, spesso soprannominato "Gina" dai suoi piloti, era un cacciabombardiere prodotto da Fiat Aviazione dalla metà degli anni cinquanta. Fu il vincitore del concorso della NATO del 1953 per la produzione di un nuovo aereo leggero da supporto tattico.
L'imprenditore ha donato anche altri componenti realizzati nella propria impresa, che ornano diverse aiuole della città, ''adottate'' in cambio dello spazio pubblicitario messo a disposizione dal Comune.