Trecentocinquantamila euro nascosti a casa di un operaio a Portici. Soldi custoditi da un dipendente di una impresa specializzata nel campo dei rifiuti, finiti sotto sequestro ad agosto. Un favore che l'operaio avrebbe fatto al suo datore di lavoro, per pagare mazzette e comprare voti. Le ipotesi di reato sono fraudolento trasferimento di valori e riciciclaggio.
L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e diretta dalla Procura di Napoli, trae origine dal rinvenimento, nel mese di Agosto scorso, di una cospicua somma di denaro contante presso l’abitazione di uno degli indagati, a seguito di perquisizione eseguita d’iniziativa dalla polizia giudiziaria.
Sulla scorta delle indagini in itinere, è stato accertato che la somma in questione, per un totale di euro 350.050, era custodita da uno degli indagati per conto degli altri due, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale e di agevolare la commissione di uno dei delitti di cui agli artt. 648 -648 bis e 648 ter, nonché di favorire il reimpiego di denaro provento delle attività delittuose, tra le quali “associazione per delinquere finalizzata a plurime ipotesi di turbative d’asta, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, concussione consumata, associazione a delinquere finalizzata alla compravendita di voti elettorali”, attribuite, a vario titolo, a due dei destinatari del provvedimento di sequestro.
Denaro trovato in una borsa chiusa con lucchetti, le cui chiavi non erano nella disponibilità dell’operaio. Inchiesta condotta dal pm Mariella Di Mauro, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, chiara l’ipotesi investigativa: mazzette in cambio di appalti per lavorare nella raccolta e nello smistamento dei rifiuti, caccia ai pubblici ufficiali infedeli.