A meno di un miracolo al momento poco probabile, da mercoledì 3 aprile in Brunei omosessuali e adulteri rischiano la lapidazione mentre i ladri l'amputanione degli arti.
Questo per la decisione di introdurre le pene previste dal Corano come parte dell'attuazione di un nuovo codice penale basato sulla sharia.
Dalla prossima settimana, gli individui del piccolo regno asiatico, il cui sultano che governa dal 1967 e che viene considerato uno degli uomini più ricchi del mondo con una ricchezza personale di circa 20 miliardi di dollari e siede sul trono dal 1967, saranno dunque soggetti a una nuova serie di leggi draconiane, che includono appunto l'amputazione di una mano e di un piede per il reato di furto e la lapidazione per adulteri e omosessuali.
Il Brunei negli ultimi anni ha adottato una forma più conservatrice di Islam e dopo aver annunciato negli anni scorsi la volontà di introdurre la sharia (il sistema che impone pene corporali) e passato dalle parole ai fatti. Ad onor del vero nel regno è già vietato l'uso dell'acol, e ci sono multe e condanne per chi non va alla preghiera il venerdì.
Al momento, stando a indiscrezioni di corte, la sharia si applicherà solo ai musulmani, che costituiscono circa i due terzi della popolazione.