MERCOLEDÌ 07 MAGGIO 2025





Il fatto

Castellammare, al killer Romano contestati omicidi e agguati non raccontati nella tesi di laurea

Le nuove contestazioni: c'è anche l'affiliazione camorristica

di Redazione
Castellammare, al killer Romano contestati omicidi e agguati non raccontati nella tesi di laurea

ll killer della camorra Catello Romano, laureatosi con 110 e lode tra le mura del carcere con una tesi sulla sua storia criminale - a cui oggi i carabinieri di Torre Annunziata hanno notificato uno dei sei arresti emessi dal gip di Napoli - la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli contesta diversi raid. Omicidi e agguati che il giovane condannato all'ergastolo non aveva ricostruito nella sua biografia che gli è servita a laurearsi con il massimo dei voti.

Ad esempio, la gambizzazione, il 28 ottobre 2008, di Catello Scarica: i sicari lo colpirono mentre era fermo in auto nel traffico. I killer si avvicinarono all'auto, una smart, aprirono lo sportello e spararono due volte con una pistola calibro 9 Parabellum. Poi c'è l'omicidio di Nunzio Mascolo, avvenuto il 5 dicembre 2008 e il ferimento di Antonio Russo, avvenuto il 24 gennaio 2009, pochi giorni prima dell'omicidio di Tommasino. A Romano, per la prima volta, viene contestato con questa ordinanza, l'associazione a delinquere di tipo mafioso.
La Procura antimafia di Napoli gli contesta anche la partecipazione al duplice omicidio di Carmine D'Antuono e Federico Donnarumma avvenuto a Gragnano, in provincia di Napoli, il 28 ottobre 2008.

Il vero obiettivo dei killer era D'Antuono, ritenuto dal clan D'Alessandro, responsabile della morte di Domenico D'Alessandro (fondatore dell'organizzazione malavitosa), fratello di Michele e del cognato di quest'ultimo, avvenuta nella cosiddetta "Strage delle Terme". Catello Romano, insieme con i suoi complici, sparo ben 14 colpi contro
D'Antuono (legato al gruppo criminale Imparato di Gragnano rivale del clan Di Martino) con una calibro 9 Parabellum che gli era stata poco prima consegnata in un sacchetto di carta da uno dei due mandanti.

L'ordine ricevuto era di uccidere anche colui che si trovava in compagnia dell'obiettivo, identificato come il figlio della vittima, ma con soli due colpi. Quella persona, però, era Donnarumma e non il figlio di D'Antuono. 


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30-05-2024 13:49:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA