MERCOLEDÌ 30 APRILE 2025





Il fatto

Castellammare, Cesarano salvò imprenditore nel mirino dei D'Alessandro: "Non lo uccidete"

Belviso racconta ai magistrati un incontro in carcere con il boss di Ponte Persica

di Redazione
Castellammare, Cesarano salvò imprenditore nel mirino dei D'Alessandro:

Un messaggio da un boss all'altro. Una richiesta da Ferdinando Cesarano a Vincenzo D'Alessandro: "Non è necessario uccidere quell'imprenditore, ci penso io". Da Scanzano era partito l'ordine di sparare. Il ristoratore non voleva versare i soldi del pizzo, trentamila gli euro che mancavano alle casse della cosca. Così Vincenzo D'Alessandro aveva deciso che doveva essere eliminato. Vittima di un agguato poco distante dal suo locale, l'uomo aveva deciso di lasciare Castellammare per sfuggire a quel destino di morte. Per farlo rientrare senza rischi, è stato lo stesso Ferdinando Cesarano ad intervenire. A dirlo è Salvatore Belviso che, dopo avere cominciato la sua collaborazione con i magistrati dell'Antimafia, ha raccontato di un incontro avuto con il boss di Ponte Persica nel carcere speciale dell'Aquila. Un colloquio voluto da Cesarano per garantire per l'imprenditore con in passato problemi con la giustizia. Una sorta di salvacondotto per il bersaglio designato, legato da rapporti di parentela al capo del clan egemone tra la periferia di Castellammare e Pompei, da inviare ai D'Alessandro tramite un uomo in carcere con lui nel 2010. Ci avrebbe pensato lo stesso Cesarano "a fare mettere a disposizione" di Scanzano l'imprenditore disobbediente, chiudendo il caso senza altri spargimenti di sangue. Una ricostruzione che ora è nei fascicoli del pm Cimmarotta e potrebbe aiutare anche ad individuare il nome di chi per i D'Alessandro eseguì il primo agguato. Poi ad interrompere la scia di sangue sarebbe stato il dialogo a distanza tra due boss. 


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17-04-2019 18:29:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA