Erano ai vertici di un clan capace di condizionare la vita economica e politica di Castellammare. Condannati a dieci anni Luigi D'Alessandro e a 12 Antonio Elefante, uno dei colonnelli della cosca di Scanzano. E' l'ultimo atto scritto in Cassazione di un processo infinito, partito da un'inchiesta per azzerare l'organizzazione criminale capace di entrare negli appalti della pubblica amministrazione, di ottenere il "rilascio di documenti e autorizzazioni pubbliche' e condizionare il voto "procurando consensi a candidati indicati dal clan". Un'oganizzazione che poi. nei decenni, ha conquistato sempre più potere e continuato a dettare legge nel traffico di droga e nelle estorsione. A Luigi D'Alessandro, figlio del boss Michele, confermata la sentenza di Appello, come anticipa oggi il quotidiano Metropolis. Ed è proprio nel traffico di stupefacenti che i due uomini del clan avrebbero negli anni assunto ruoli sempre più importanti, scalando i vertici della cosca di Scanzano. Fino agli arresti e al processo che, andato avanti per un ventennio, è così arrivato al capitolo finale.