"Ha frequentato l'università del crimine". Descrive così il percorso che ha portato Adolfo Greco a diventare l'imprenditore del latte con rapporti nel mondo degli investimenti immobiliari e della politica da Castellammare a Roma. Un imprenditore "colluso con i clan. Ha imparato come muoversi da Alfonso Rosanova, ha frequentato Raffaele Cutolo". A parlare dei primi passi della sua storia è il pentito eccellente Pasquale Galasso. Il boss, diventato collaboratore di giustizia che di segreti della criminalità organizzata ne conosce tanti, ascoltato dell'Antimafia un anno fa, conferma quanto dichiarato sull'imprenditore stabiese già in passato. Il protagonista di una tra le guerre di camorra più sanguinose, riavvolge il nastro del tempo, tornando a quando Greco comprò il Castello di Ottaviano per Cutolo fino ad arrivare ai rapporti con i d'Alessandro. Per quell'acquisto del Castello fu minacciato dal boss della cosca di Scanzano, "Michele e Luigi D'Alessandro lo minacciarono, ma il suo spessore criminale era tale che non ebbe problemi a trovare un'intesa. Il rapporto con i D'Alessandro ha giovato ai suoi affari, compresa la commercializzazione del latte a Castellammare e in penisola sorrentina". Una conferma da parte di Galasso di quanto sostenuto da Salvatore Belviso, le cui dichiarazioni hanno messo in moto la macchina investigativa che ha portato in carcere Greco il 5 dicembre del 2018. U
uomo quindi in grado di avere a che fare con i boss, a volte anche in guerra tra loro. Dopo un anno e mezzo il Tribunale di Torre Annunziata ne aveva disposto il trasferimento in una clinica privata per motivi di salute, poi una decina di giorni fa, il nuovo provvedimento del pm Cimmarotta della Dda di Napoli per cui Greco, con i suoi rapporti con i vertici Parmalat, avrebbe aiutato i Casalesi a mantenere i loro affari nel settore del latte nonostante la confisca dello Stato. Il gip ha quindi deciso di disporre il trasferimento di Greco in carcere a Torino, dove c'è un reparto in cui potrebbe curarsi. Ma i suoi familiari sono in attesa della decisione del Tribunale del Riesame. In una trama da film giallo intanto Galasso racconta al pm Cimmarotta che Greco era stato inserito nella lista di nemici da uccidere. Una rivelazione che oggi anticipa il quotidiano Il Mattino. "Dopo l'omicidio di Salvatore Alfieri, il 26 dicembre 1981, decidemmo di passare al contrattacco eliminando Raffaele Cutolo, Alfonso Rosanova e Vincenzo Casillo. Tra i vari obiettivi c'era anche Adolfo Greco. Lui mi deve la vita, fui io a convincere i miei a non ucciderlo". E non solo la vita. Visto che Galasso spiega alla Dda di essere stato lui a tessere il rapporto tra Greco e un altro capo clan. "Fui io a metterlo in contatto con Ferdinando Cesarano per consentirgli di aprire uno stabilimento a Ponte Persica". La riscrittura di una vita quella che Galasso, nelle sue ricostruzioni, consegna alla Dda parlando di un imprenditore "malavitoso e colluso con la camorra". L'altra storia rispetto a quella nota di uomo potente in grado di determinare vittorie di sindaci e scelte strategiche per Castellammare. E che ora è in cella a Secondigliano da un anno e mezzo.
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