Raffaele Imperiale usava un linguaggio criptato per il suo traffico di droga da Dubai a Napoli. È emerso durante il processo al "boss dei Van Gogh" di Castellammare e sulla validità di quelle chat è scontro con i legali della difesa.
Il gup Maria Luisa Miranda ha dichiarato "manifestamente infondata e non rilevante" la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa di uno degli imputati al processo che a Napoli vede alla sbarra una ventina di presunti
componenti l'organizzazione di narcotrafficanti capeggiata dal cosiddetto "boss dei Van Gogh" Raffaele Imperiale. La decisione è stata resa nota oggi dal giudice, nell'aula 116 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli.
Nel corso dell'udienza tenuta lo scorso 6 febbraio i legali dell'imputato Mario Simeoli hanno sollevato diversi dubbi sull'utilizzabilità delle conversazioni intercorse attraverso l'applicazione "Sky Ecc", decriptate dalle autorità giudiziarie francesi e inserite dalla Procura di Napoli (pm Maurizio De Marco) nel compendio
accusatorio del procedimento giudiziario composto anche da altri elementi probatori.
Dalle indagini è emerso che il narcotrafficante 49enne di Castellammare di Stabia, per lungo tempo, ha gestito il business della droga dalla sua residenza dorata di Dubai, anche
utilizzando quei sistemi di comunicazione criptati, insieme con i suoi collaboratori. Sull'utilizzabilità di quelle chat si sta anche attendendo il pronunciamento della Corte di Cassazione.