A comandare era il Profeta. Il boss Luigi di Martino decideva e il suo esercito eseguiva. Pensando a lui, in un carcere di massima sicurezza a Milano, l'operazione che questa mattina ha portato a venti arresti è stata ribattezzata "Isaia". Lui il garante del patto tra Ponte Persica e Secondigliano per la droga. La cosca stabiese comprava la cocaina dai "broker" del clan Contini di Napoli, una delle famiglie della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, il clan Cesarano. I soldi per comprare la polvere bianca e finanziare l'organizzazione arrivavano da imprenditori e commercianti costretti a pagare il pizzo. Droga che poi vendeva nelle "sue" zone tra la periferia di Castellammare, Pompei, Scafati e Santa Maria la Carità. Ma non solo, perchè il clan di Ponte Persica riforniva anche le cosche amiche della Piana del Sele, nel Salernitano, come i Pecoraro-Renna. E' quanto emerge nell'ambito dell'indagine dei finanzieri di Castellammare di Stabia e di Torre Annunziata che oggi hanno notificato venti misure cautelari ad altrettante persone ritenute dagli inquirenti antimafia di Napoli, pm Giuseppe Cimmarotta, procuratore aggiunto Rosa Volpe, procuratore Giovanni Melillo, affiliati alla cosca dei Cesarano. Le misure cautelari sono state emesse dal gip di Napoli Francesco Cananzi.
Dall'attività investigativa è emersa anche una vera e propria collaborazione con un clan salernitano: i "picchiatori" dei Pecoraro-Renna venivano chiamati in causa dai Cesarano per "ammorbidire" con le percosse gli imprenditori che si mostravano reticenti al pagamento del "pizzo".
Tra i venti arrestati con il boss Luigi Di Martino, il suo braccio destro, Giovanni Cesarano (entrambi già in carcere, il primo al 41 bis) e Aniello Falanga, detto "Nellino", Francesco Mogavero e Sergio Bisogni, del clan camorristico della Piana del Sele.
Le indagini dei finanzieri di Castellammare di Stabia, guidati dal capitano Salvatore Della Corte e coordinati dal comandante del Gruppo di Torre Annunziata, colonnello Agostino Tortora) iniziano nel luglio del 2014, quando viene arrestato il boss del Cesarano, Nicola Esposito, detto "il mostro" e contemporaneamente esce dal carcere Luigi Di Martino.
Il controllo del territorio da parte della cosca, secondo la magistratura, "è pervasivo e asfissiante". Il clan era perfettamente a conoscenza della realtà economica da taglieggiare con cadenza mensile o bimestrale. Inoltre veniva chiesto un surplus in occasione delle festività "comandate" (Natale, Pasqua e Ferragosto). Il denaro veniva impiegato per comprare la droga dai Contini e per stipendiare gli affiliati e i carcerati.
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