SABATO 24 MAGGIO 2025





L'inchiesta

Castellammare, lavoro e soldi agli uomini del clan: le relazioni pericolose del re dei funerali

Belviso e Cavaliere: "Alfonso Cesarano prendeva denaro a nome della cosca di Ponte Persica"

di Mariella Parmendola
Castellammare, lavoro e soldi agli uomini del clan: le relazioni pericolose del re dei funerali

I killer del consigliere Tommasino si vedevano nel suo albergo a pochi passi dal quartiere della cosca. "Quando volevamo stare tranquilli prendevamo una stanza all'hotel Europa" raccontano agli inquirenti Salvatore Belviso e Renato Cavaliere. Era il re dei funerali a fare favori al clan D'Alessandro. In cella, da ieri mattina all'alba, Alfonso Cesarano e' considerato dalla Dda l'imprenditore che aiutava i D'Alessandro e prendeva i soldi delle estorsioni a nome del clan Cesarano. "Chiedemmo trentamila euro per il porto turistico, a parlare per la cosca di Ponte Persica c'era Alfonso Cesarano" è un altro pezzo dell'inchiesta sull'imprenditore, che deteneva il monopolio delle pompe funebri a Castellammare, e ha portato ai domiciliari un pezzo della sua famiglia in affari con lui. Cesarano, 61 anni, era già a processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa, adesso e' anche accusato di trasferimento fraudolento di valori, reato aggravato dell’aver favorito il clan D’Alessandro. Gli viene contestato dalla Dda di avere trasferito ai parenti le sue società per continuare a detenere il monopolio dei funerali anche dopo i provvedimenti della magistratura. Un gioco di passaggi e nomine che, per la Dda, sarebbe servito a continuare la sua attività indisturbato. Con lui sono finiti ai domiciliari familiari e soci: il fratello Giulio, il nipote Catello, i cugini Saturno e l’omonimo Alfonso Cesarano (62 anni) e Michele Cioffi. La ricostruzione degli inquirenti riporta a date e passaggi anomali, che coincidono con le tappe dell’inchiesta. Un sistema messo in campo dal 2012 e continuato fino agli arresti di ieri. Con un’interdittiva antimafia e l’avviso di chiusura indagini, Alfonso Cesarano ha scelto di restare dietro le quinte, lasciando agli altri i ruoli ufficiali. Una decisione che, però, è avvenuta solo sulla carta, secondo i carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata, che hanno indagato, diretti dal pm della Dda, Maria Di Mauro. Seguendo l'imprenditore, gli investigatori si sono convinti che il 61enne fosse comunque a capo dell’azienda di famiglia. Sua la conduzione delle diverse società con sedi tra Castellammare, Vico Equense e Scafati, anche se di volta in volta sono mutate le ragioni sociali, con la base operativa sempre a via Napoli alla periferia stabiese. Si passa dalle varie Caronte sas e Cesarano Nicola Pompe Funebri Cooperativa, per arrivare a Impresa Funebre Cesarano srl e Servizi Funebri srl, tuttora attive in modalità di monopolio. Un impero economico, senza concorrenti, nella gestione dei funerali, possibile grazie ai due clan D'Alessandro e Cesarano. Gli uomini di Scanzano lo consideravano un amico a cui dare assegni post datati da dovere incassare subito. "Non diceva mai no e spesso quegli assegni non li incassava neanche. Ci dava i soldi e basta" spiega Renato Cavaliere. È lui, il killer di Tomnasino a cui i boss affidavano i compiti più delicati, a tenere i rapporti con l'imprenditore. "Quando uscii la prima volta dal carcere gli chiesi un lavoro. Mi diede il compito di guardiano a Villa Clelia. Non ho mai lavorato ma mi pagava 2.800 euro al mese" ricorda Cavaliere che si occupò di un cantiere a Gragnano i cui lavori di ristrutturazione non sono mai partiti. Ed era sempre Cavaliere nell'hotel Europa, durante un vertice della cosca, a riuscire a scappare a Siena quando venne invece arrestato Antonio Lucchese, altro uomo di punta di Scanzano. Assassini e estorsori dei D'Alessandro che bussavano alla porta di Cesarano ogni volta che serviva. Ora l'imprenditore, in cella da ieri, dovrà raccontare ai magistrati di quelle relazioni pericolose e spiegare come ha costruito il suo impero nelle pompe funebri in una città in cui il 97% dei funerali era gestito dalla famiglia Cesarano.
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25-10-2019 08:03:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA