MERCOLEDÌ 14 MAGGIO 2025





Il processo

Castellammare, racket a nome del clan: imprenditore condannato a tre anni

Per Daniele Imparato sconto di pena in Appello

di Redazione
Castellammare, racket a nome del clan: imprenditore condannato a tre anni

Condannato a tre anni per racket imprenditore stabiese. Si fece accompagnare da un uomo dei D'Alessandro per chiedere il pizzo sui lavori di restyling della piazza più importante di Castellammare. Daniele Imparato era in compagnia di Carmine Barba quando si presentò a chiedere soldi al titolare di una ditta edile vincitrice di un appalto per un'opera a piazza Umberto I. In Corte d'Appello il giovane, accusato di avere favorito la cosca di Scanzano, ha ottenuto una riduzione della pena da quattro a tre anni. Caduti due capi di imputazione su tre. "Dammi il lavoro e togliamo l'ammuina o paghi" intimò al concorrente. Chi lavora a Castellammare deve sottostare alla legge di Scanzano pagando "una tassa" alla cosca o cedendo il lavoro in subappalto. Condannato a quattro anni in primo grado, Imparato era accompagnato quando si presentò sul cantiere nel 2017. Poi la novità durante il processo in Appello. Il giovane imprenditore stabiese era in compagnia di un uomo del clan D'Alessandro, come ha sostenuto il Pm dell'Antimafia Cimmarotta, che ha iscritto l'uomo di Scanzano nel registro degli indagati come scrive il quotidiano Metropolis. Sarebbe stato il ras a imporre alla vittima il pizzo del 3% sull'appalto da versare nelle casse del clan, secondo la mappa che assegnava ai D'Alessandro il controllo del centro di Castellammare. Uno spaccato inquietante su come le cosche traggono profitti imponendo col terrore la loro legge a imprenditori e commercianti. E su cui ora continuano le indagini della Dda.
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15-02-2020 10:13:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA