Settantotto i dipendenti assunti dalle Terme di Stabia nel 2012 nonostante i bilanci segnassero l'allarme rosso già da anni. E' questa una delle responsabilità che i magistrati di Torre Annunziata attribuiscono all'ex sindaco Luigi Bobbio e 11 indagati tra ex manager e revisori dei conti. Bancarotta fraudolenta è l'accusa da cui si dovranno difendere. Ma chiuso l'inchiesta nella giornata di mercoledì, il magistrato sott'inchiesta per il crac della società «Terme di Stabia SpA» da 14 milioni di euro reagisce pubblicando un post sui social.
Mercoledì mattina la Procura di Torre Annunziata ha delegato i finanzieri a notificare l'avviso di chiusura delle indagini preliminari nei confronti degli accusati. A distanza di 24 ore l'ex sindaco pubblica una foto mentre si trova sulla neve e aggiunge: "E no, nemmeno da qui si vede la vastità del c... che me ne frega". Ovviamente non c'è nessun riferimento diretto, ma la coincidenza temporale è fin troppo esplicita.
L'inchiesta era stata riaperta poco più di un anno fa, quando la Sint (altra partecipata del Comune stabiese che detiene il patrimonio delle Terme) ha rischiato a sua volta il fallimento, con tutti i suoi beni che negli ultimi mesi sono stati messi in vendita con alterne fortune. A tutti si imputa di avere coperto le perdite per continuare a spendere ed assumere.
Ai direttori generali, infatti, vengono contestate anche le assunzioni degli stagionali, fino a 78 in alcuni periodi, che non sarebbero state giustificate, poiché le presenze alle Terme erano nettamente in calo da tempo e gli introiti erano inferiori alle spese, visto che la stessa Asl aveva tagliato il tetto di spesa per le cure termali. Tanto più che in quel periodo c'erano dipendenti in cassa integrazione proprio per la difficile situazione aziendale.
Risponde di bancarotta lo stesso Luigi Bobbio, poi tornato a fare il magistrato a Nocera Inferiore, che, in rappresentanza del Comune di Castellammare, era socio delle Terme di Stabia e della Sint, la partecipata che ne detiene gli immobili. Nel 2012 avrebbe previsto a bilancio un aumento di capitale da due milioni di euro a titolo di capitalizzazione e piano di risanamento impossibile da coprire, approvato in consiglio comunale nonostante il parere contrario dell'organo di revisione, ma mai attuato perché la sua amministrazione cadde sull'approvazione del bilancio di previsione.