VENERDÌ 09 MAGGIO 2025





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Ciro (Dries) Mertens ... l'amore non ha clausole.

Essere Napoletani è una predisposizione sentimentale.

di Luca Cimmino
Ciro (Dries) Mertens ... l'amore non ha clausole.

Gli antichi romani, nel loro diritto, introdussero due sistemi per avere la cittadinanza dell’impero ed erano lo ius soli e lo ius sanguinis. Il primo significa che si è cittadini dell’impero se il nascituro vedeva la luce sul suolo dell’impero ed il secondo, invece, se pur nascendo all’esterno dei confini nasceva da un genitore che aveva già acquisito i diritti di cittadinanza.

Poi ci sono alcuni casi dove la cittadinanza ed il senso di appartenenza non ha niente a che fare con le leggi, antiche o moderne che siano, ci sono casi in cui non puoi imbrigliare la passione all’interno di regole scritte ed il tutto inevitabilmente trascende la ragione ed accende i cuori.

Cosa vuol dire essere Napoletano ad esempio? Sapreste dare così su due piedi una definizione?

Potrebbe essere difficile darne una, ma diventa più facile se facciamo qualche esempio.

Era napoletano forse il compianto Lucio Dalla?

No, o quanto meno no nell’accezione del termine “cittadinanza” ma lo era senza dubbio se sostituiamo la parola virgolettata con un’altra parola molto più importante che è l’appartenenza.

Inutile stare qui ad elencare quanto Dalla abbia decantato Napoli e le sue virtù prima dei suoi vizi, ma basterebbe la canzone “Caruso” per capire lo spessore dell’artista poi e dell’uomo prima, un uomo che amava di più “Il mare che luccicava” che la “Piazza grande”, che studiava il Napoletano, che avrebbe voluto acquisire le nostre modalità di pensiero, che quando incontrò l’immenso Totò in treno restò immobile, completamente di sasso, proprio come se ad incontrare il Principe fosse stato uno scugnizzo di Forcella.

Era Napoletano forse Diego Armando Maradona? No, non lo era ma lo è diventato o forse lo è sempre stato dentro di sé. Se era inutile elencare ciò che ha fatto Dalla per Napoli, figuriamoci se può avere qualche valenza scrivere le gesta di Diego in maglia azzurra.

Ma cosa vuol dire essere Napoletano?

Essere napoletano è un’attitudine, è una predisposizione sentimentale, è avere l’empatia necessaria che ti porta a pensarla come i Napoletani di sangue ed a condividere con loro gioie e sofferenze e non è soltanto comunione d’intenti è proprio essere uno di loro. E’ quel grado di appartenenza che ti fa dimenticare dove sei nato perché Napoli la senti come casa tua, come se già l’avessi vissuta in una vita precedente o forse perché è talmente rapace come città da catturarti ed ubriacarti in ogni sua paradossale contraddizione.

Dries Mertens cos’è dunque? Non è Napoletano come i succitati? Non è napoletano come Marek Hamsik (semmai lui però è di quelli del Vomero)? Forse lo è anche di più, Ciro (Dries) è uno scugnizzo, è la fantasia personificata, è il talento del Napoletano che è tutto estro e “sinistro”. E’ colui che non si vende, che non lascia e non molla mai sia in campo che fuori. E’ colui che si reca negli ospedali per regalare un sorriso ed è lo stesso che il sorriso te lo strappa anche in campo.

Il suo rinnovo di contratto con il Napoli fino al 2020 ne è la prova. Ciro sarà Napoletano fino ai suoi 33 anni quindi fino all’apice della sua carriera, fregandosene dei petroldollari o dei Renminbi Cinesi, e non ultime delle sirene della Premier e guai a parlare di clausole rescissorie … l’amore non ha clausole, non si è Napoletani fino a quando non viene un pazzo a pagarti e portarti via, perché cantare “Difendo la città” solo per prendersi gli applausi lascia il tempo che trova.


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04-01-2017 11:01:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA