Un morto per overdose. Un uomo arrivato da Massa Lubrense per trovare la fine a via Surripa a casa di un altro tossicodipendente nel centro di Castellammare. Per capire come si fosse procurato la miscela letale i carabinieri hanno cominciato, più di due anni fa, un'inchiesta che li ha portati al blitz di ieri. Bastava un sms o un messaggio in chat per acquistare il mix di coca e eroina o crack che prende il nome di "Speedball". In cella sono finiti in quattro ritenuti i protagonisti di un affare che portava la droga in cinque piazze di spaccio: tre a Castellammare, una a Santa Maria la Carità e l'altra a Torre Annunziata. Un'indagine dai grandi numeri, quasi quattrocento gli episodi accertati e 86 i clienti identificati, condatta dai militari agli ordini del maggiore Donato Pontassuglia. Ma da Torre aveva preferito trasferirsi nel centro antico Raffaele Cherillo, che come Vittorio Ferrara, aveva coinvolto tutta la famiglia nello spaccio della droga. Se Ferrara aveva come base operativa Via Surripa, Cherillo invece aveva fatto del Capo Rivo la sua centrale, nel cuore del parte più antica di Castellammare. Nel centro antico operava anche Vittorio D'Auria, il pusher finito in manette come Amato La Mura, cinquantenne di Santa Marial la Carità. Ma Cherillo, 37 anni, era considerato punto di riferimento per acquistare coca fino a Positano e da lui si rifornivano anche nomi noti del mondo dello sport e persone disposte a spendere anche quattromila euro per la droga da utilizzare durante festini in penisola sorrentina. Cherillo, sposato con una stabiese, aveva coinvolto la famiglia nella sua organizzazione. Agli arresti domiciliari è finita, invece, la suocera Teresa Sicignano accusata dagli inquirenti di essere la custode della droga per i clienti, mentre il compito di corrieri spettava a Giuseppe De Pascale e Salvatore Artuso, due trentenni entrambi agli arresti domiciliari. Quello di Cherillo era il business con la clientela più vasta e soprattutto più ricca. Da lui andava lo stesso Vittorio Ferrara a rifornirsi per poi vendere droga davanti ai bar del lungomare e del Corso Vittorio Emanuele. Una storia a cui i carabinieri hanno messo la parola fine.