VENERDÌ 09 MAGGIO 2025





La recenzione

Da donna a donna di Laura Ravone per edizioni Albatros

Un libro che non è destinato solo alle donne, un giallo con molte altre sfumature

di Red
Da donna a donna di Laura Ravone per edizioni Albatros

Da donna a donna un giallo, ma non solo un gialli scritto da  Laura Ravone per le edizioni. Albatros, ne abbiamo parlato direttamente con l'autrice.

Come è nata e si è sviluppata l’idea di scrivere un romanzo?

Mi piace mettermi in gioco, e nei campi più vari, mettere alla prova le mie capacità. Pratico pittura, ricamo, gastronomia, orticoltura e giardinaggio, pratico l’arte dell’imparare a fondo una materia ignota e di sperimentare cose nuove. Ho sempre scritto poesie da dedicare ad amici per eventi importanti, quindi con uno scopo specifico. Alcune poesie sono state messe in musica da un amico e maestro, come quella che conclude questo libro (e i successivi).  L’altro aspetto che mi ha indotto alla scrittura è che il paesino, che venti anni fa scelsi come buen retiro, in inverno è particolarmente sonnacchioso, l’inverno è lungo e noioso, il clima rigido non consente passeggiate all’aperto.  Molto banalmente è nata così l’idea di scrivere qualcosa. Avrebbe potuto limitarsi ad una novella, e invece, capitolo dopo capitolo, è cresciuto fino a diventare un romanzo. Le amiche, che hanno letto i primi capitoli, mi hanno incoraggiato a proseguire, tant’è che in realtà i romanzi sono diventati ben quattro, ognuno il seguito del precedente.
Se invece non fosse piaciuto, sarebbe rimasto un esercizio giocoso e nulla di più.  Uno dei miei mantra è “Getta il cuore oltre l’ostacolo, e poi raggiungilo”. Significa che bisogna lanciarsi in imprese mai sperimentate in precedenza, e magari ritenute superiori alle proprie forze, con la consapevolezza che non è stata messa in gioco la totalità del proprio essere, ma solo quel particolare aspetto. Non riuscire in ciò che si è intrapreso non è un fallimento,  noi restiamo le stesse belle persone che eravamo.

Perché il titolo “Da donna a donna”?

La protagonista “Camilla” dialoga con se stessa, si interroga sui propri errori, le proprie scelte, cerca di capire se ha vissuto la propria vita oppure il riflesso della vita dei propri genitori. Camilla, come me, non teme di mettersi di nuovo in gioco, di sezionarsi fino in fondo. Questo è decisamente il primo passo per fare ordine nella propria vita, nelle decisioni da prendere, nella conquista della serenità, messa in discussione ogni giorno da eventi, persone, notizie.  Conosco molte persone che continuano a vivere in un disagio crescente, piuttosto che affrontare i nodi che le attanagliano.  Anche Camilla per alcuni anni ha evitato ogni cambiamento significativo, poi accade qualcosa che la costringe a parlare con se stessa.

Si è ispirata a qualche autore?

In genere sono i critici letterari e i personaggi dotti a scovare assonanze, parallelismi. Io ho cercato proprio il contrario invece, cioè ho cercato di discostarmi dagli autori che prediligo. Amo da sempre leggere i gialli, più quelli alla Conan Doyle che non quelli alla Agatha Christie. Proprio perché sono curiosa, mi piace la logica di Sherlock Holmes, che individua gli indizi disseminati ovunque, li mette insieme e poi deduce da ciò l’identità dell’assassino, le motivazioni e il modus operandi. Mi irrita invece il coniglio che esce fuori dal cilindro nell’ultima pagina del libro, come era nello stile della Christie. Leggo poi molto di attualità, economia e politica. Nei gialli prediligo le storie con contenuti a sfondo sociale, piuttosto che i delitti a sfondo personale, dettati da passione, amore, invidia, gelosia, eredità, dispute tra soci in affari, etc.
Molti dei personaggi dei moderni gialli italiani sono contorti, controversi, depressi e solitari. Camilla e Federico invece sono sereni, affettuosi e solari, al netto di qualche tortuosità interiore in via di definizione.  Difficile distinguere alcune componenti leggendo e parlando di un solo libro. Voglio dire che ad esempio i miei “cattivi” corrispondono sempre ad una categoria socio-economica ben definita, e che sono anche loro in fondo delle vittime, magari dei propri vizi o problemi interiori non risolti altrimenti. I “cattivi” non comprendono neanche la gravità delle loro azioni, non le giudicato tali. Tutto per loro si stempera in una “normalità” falsa e allucinata. Alcuni personaggi, che in questo libro figurano in secondo piano,   vengono approfonditi nei successivi.

Chi sono Camilla e Federico, i protagonisti?

Sono due persone fuori dagli schemi. Mi piace scompaginare il paradigma dei ruoli uomo/donna. Quindi Camilla non sa e non vuole occuparsi di cucina, mentre Federico è uno chef della gastronomia tradizionale. Camilla è super impegnata nel proprio lavoro, mentre Federico ricerca la tranquillità e la sicurezza lavorativa. Lei sembra forte e disinvolta, lui tenero e dolce. Ma … non sempre tutto è come appare …

Stile di scrittura particolare?

Nel leggere i libri, io tendo a saltare, a bypassare, le frasi ch considero interlocutorie. Faccio degli esempi: “lei disse, girando il volto in direzione della finestra”, “squadrandola dall’alto della scalinata”,  “gettandogli le braccia al collo”.  Trovo questi passaggi superflui, inutili, quindi li ho aboliti del tutto nei miei testi.  Perciò lo stile della scrittura si basa sul dialogo, quello parlato e quello intimo.  Si riduce il numero delle pagine, ma il ritmo aumenta, a mio parere.
Un cenno sui nomi dei personaggi. Camilla, giornalista milanese, si chiama Fontana di cognome, proprio come il direttore de Il Corriere Della Sera, quotidiano emblema della città.  I “cattivi” hanno i nomi di persone reali o televisive, da me giudicate negativamente. E’ un mio personale divertissement, nulla di più.

Come si sviluppa la storia e il giallo?

Camilla è Direttore di un prestigioso settimanale di moda. E’ anche una donna determinata, libera e rigorosa. Viene improvvisamente lasciata dal marito e si rifugia in un piccolo centro del Sud. Lei, milanese e cittadina, ha bisogno della solitudine della campagna per riflettere. Da qui il titolo, che chiarisce immediatamente il dialogo interiore di Camilla con se stessa. Con sé ha il suo cane, un oramai anziano pastore tedesco di nome Rex, il quale, durante una passeggiata nei boschi, trova il cadavere di una donna. Da qui parte l’indagine, alla quale Camilla partecipa attivamente, perché naturalmente curiosa e perché, da ottima giornalista, fiuta le notizie e sa come trovare i riscontri. Conosce il Pubblico Ministero incaricato delle indagini, Federico, bello e affascinante, il quale le fa una corte serrata e serissima. Lei invece si sottrae a ogni impegno, vuole vivere una storia che si possa chiudere in fretta, senza lasciare strascichi e coinvolgimenti sentimentali. Anche Federico ha nel suo passato una crisi esistenziale, superata grazie all’aiuto di monaci orientali, quindi è in grado di comprendere bene la tempesta che agita l’anima di Camilla.
Il delitto che io prediligo, e che ho usato per questo come anche per i successivi, è a sfondo sociale.  Ciò mi ha consentito in questo libro di indagare sulle ipocrisie, i conformismi, sull’omertà che permea le piccole comunità, dove tutti si conoscono, tutti sanno tutto di tutti, ma si fa finta di ignorare.
Camilla, terminato il suo periodo di ferie, va via da questo paese con le idee molto chiare: cambierà molti aspetti della propria vita, cambierà il proprio approccio nei confronti del lavoro, nel rapporto con gli amici, con i due figli e con l’oramai ex marito.  Continua a non volere che la storia con Federico superi il livello di un’avventura estiva, ma non è detto che non possa in futuro cambiare opinione … Si vedrà nel libro successivo, che al momento è ancora nel cassetto.

 


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23-03-2021 18:07:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA