Un incubo senza fine che ha devastato il Vesuvio e ora continua a distruggere il Faito. Gli incendi che hanno devastato ettari ed ettari di verde sono opera di ''una mano malvagia'' che ha provocato ''un dramma dalle conseguenze incalcolabili''. E' il duro atto d'accusa del vescovo di Acerra, Antonio Di Donna nell'omelia pronunciata, questa mattina, nella Basilica di Santa Maria a Pugliano a Ercolano che ha concluso la novena della Madonna Assunta, patrona della città. Davanti ad una chiesa gremita, in prima fila il sindaco Ciro Buonajuto e amministratori comunali, Di Donna si è soffermato sullo scempio perpetrato ai danni del Vesuvio ferito a morte così come è accaduto in altri luoghi a verde d'Italia. Uno scempio dietro al quale vi è un ''disegno preciso, una regia, una strategia criminale che è stata pianificata a tavolino e che ha provocato un dramma dalle conseguenze incalcolabili''. Quella montagna che ''da risorsa ora, a vederla incenerita, fa una pena e sembra quasi che chieda di essere difesa dall'uomo''.
Più volte nell'omelia, riferendosi a chi ha attentato alla natura, ha ripetuto ''Vigliacchi, assassini'' e ha ringraziato quanti si sono prodigati nello spegnimento delle fiamme. ''A chi giova? Rimane la domanda. Ci sono tanti modi per uccidere ma così si uccide il futuro di intere generazioni.
Vigliacchi e codardi perché non vengono alla luce. Almeno i terroristi dell'Isis hanno il coraggio di rivendicare le loro azioni criminali, questi no''. Intervento salutato da un forte applauso. Altro tema toccato dal vescovo, le disparità tra quanti godono di benefici economici e chi è costretto a lasciare il Paese per trovare una sorte migliore. Partendo dalla domanda di Maria, all'annuncio dell'Angelo: ''Come è possibile questo?'', il vescovo rivolto ai fedeli ha detto ''Come è possibile sperare in questa economia disumana che uccide? Mentre ci sono ancora pensioni d'oro e vitalizi che non si vogliono lasciare, e la gente ha fame e i giovani sono costantemente espulsi dal mondo del lavoro? Stiamo assistendo impotenti a un omicidio di una intera generazione di giovani che se ne va all'estero''. Le città si stanno spopolando 'lentamente ma inesorabilmente' e ''se i giovani se ne stanno andando è per colpa di noi adulti, di una generazione miope che sta uccidendo i suoi figli migliori''. La festa di fede che si intreccia con quella civile. Di Donna dall'altare ha rivolto l'invito ''ad amare la nostra terra, la nostra città'', quella città in cui il 14 agosto 1699 la popolazione si riscattò dal dominio baronale dei feudatari. Ha poi auspicato ''momenti istituzionali di dialogo'' tra amministrazione e cittadini dove questi ultimi possano dare dei consigli, avanzare proposte. Infine, nell'anniversario del martirio, un breve e incisivo ricordo di padre Massimiliano Kolbe. Lui che il 14 agosto 1941 offrì la sua vita al posto di quella di un padre di famiglia, nel campo di concentramento di Auschwitz è stato definito ''martire del nostro tempo''.