Quel nome identico al suo lo preoccupava da ieri. Con un post su Fb aveva spiegato: “Omonimie. Prima che lo leggiate sui giornali, vi avviso che il giudice Nicola Russo di cui si parla per varie ipotesi di reato anche stavolta NON sono io. Io sono quello meno famoso...per grazia di Dio”. Ma non è bastato. Il magistrato di Castellammare, questa mattina, si è ritrovato comunque su un giornale nazionale. Il Fatto Quotidiano nel riportare la notizia sul giudice del Consiglio di Stato, accusato di reati gravi come corruzione in atti giudiziari, ha pubblicato la foto del magistrato stabiese. Un errore grave, considerato anche che ad unire i due è solo il nome e cognome. Completamente diverse le storie professionali e personali. Nicola Russo, romano, è già stato condannato in un’indagine sulla prostituzione minorile a 1 anno e 10 mesi, e questa volta è coinvolto con il padre l’avvocato Orazio Russo, l’avvocato siciliano Piero Amara, e i due imprenditori Ezio Bigotti del gruppo Sti (legato al senatore e leader di Ala, Denis Verdini) e Sergio Giglio di Antas Srl in un’inchiesta in cui è accusato di avere favorito i due uomini d’affari. Un “favore” che sarebbe costato ai due imprenditori duecentomila euro. Il giudice stabiese Nicola Russo, al contrario, è componente del Comitato direttivo della Scuola Superiore di magistratura. Chi lo segue su Fb conosce la dedizione con cui assolve al suo nuovo impegno, tante le foto con i suoi allievi e per le missioni in giro nel mondo, ultima tappa in San Salvador. “Mi hanno infangato” ha scritto questa mattina sempre sulla sua pagina del social, ma sono già tantissimi i messaggi di solidarietà che gli sono arrivati in pochissime ore. Quasi tutti dello stesso tenore: “Chi ti conosce sa che non potevi essere tu il giudice corrotto”. Ora tocca al Fatto Quotidiano riparare al grave errore.