VENERDÌ 09 MAGGIO 2025





Sold Out al Teatro San Ferdinando

Nel teatro di Eduardo, Lino Musella incarna l’artista eterno

Tavola tavola, chiodo chiodo: l’anima di De Filippo nel Teatro San Ferdinando

di Federica D'Auria
Nel teatro di Eduardo, Lino Musella incarna l’artista eterno

Lino Musella racconta l’arte di Eduardo De Filippo. Più che un artista, Eduardo per il teatro napoletano è stato un artigiano, un poeta e un attivista convinto nel portare avanti la sua missione: salvare il teatro e smuovere la politica.

Il suo lavoro non era solo incentrato sulle opere scritte o interpretate, ma il suo teatro doveva necessariamente intrecciarsi con la vita, con il mondo, con la politica.

E così, Musella, interpreta in maniera tanto magistrale quanto commovente la storia di Eduardo De Filippo, che del teatro ha fatto la sua vita relegandola ad uno scopo superiore e futurista.

Un giorno, Giuseppe Golia, tipografo napoletano, la cui famiglia era proprietaria dell’immobile (attuale Teatro San Ferdinando), propose ad Eduardo di comprare il San Ferdinando e di restituirgli vita nuova a seguito della distruzione causata dai bombardamenti del ’43.

“Fanne un teatro”, gli suggerì Golia. E così fu.

Riscoprire un autore come Eduardo, afferma Musella, significa anche entrare nella sua scrittura privata, nella sua scrittura pubblica, non per forza in quella artistica.

Questo teatro è importante, continua Musella, serve alla società. È un qualcosa che la migliora, che produce non solo cultura ma che allena il muscolo del cuore, che protegge l’umanità.

Nello scoprire e nell’immergersi in appunti, carteggi, articoli di Eduardo, Lino Musella ha ritrovato non solo le grandi opere artistiche ma soprattutto i fallimenti, i tentativi del Maestro di costruire un teatro a Napoli.

Il San Ferdinando è un teatro che egli ha fortemente voluto, finanziato con i suoi stessi mezzi, senza l’aiuto né del Comune, né della Regione, né di nessun altro.

Le sue cure più attente sono state riservate al palcoscenico, dove sono incise su di una lapide le parole dedicate al suo macchinista di fiducia, Peppino Mercurio: “Tavola tavola, chiodo chiodo”.

Le sue parole spese per l’arte drammatica, la sua unica e naturale comicità, fanno spazio anche a parole di denuncia, di richiesta di aiuto ad uno Stato assente (ieri ed oggi), che mai sono arrivate ad un uomo che del teatro ha fatto la sua vita ed il suo scopo.

Conclude Musella, dopo 75 minuti intensi e pieni di tutto, di malinconia, di bellezza, di arte, di amarezza, di verità, di lotta, di vocazione:

“Il futuro, secondo me, sarà salvato dai ragazzini, come dice Elsa Morante. E dalle donne, che a differenza degli uomini esercitano una politica indipendente da qualunque tradizione.

Verrà il meglio, Signori, verrà. Ci vuole ancora un po' di tempo… ma verrà.”


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12-12-2022 16:17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA