Tante volte viviamo tranquillamente riposando nel nostro confortevole alloggio, nelle nostre case, nelle nostre parrocchie senza affacciarsi nel mondo di chi vive ai margini. Una volta dopo una dura giornata di lavoro bussò alla porta un immigrato per chiedere aiuto. In genere diciamo quello che tante volte si dice: via di qui non mi disturbare! Qui non c'è posto per te. Ti diano un lavoro nel tuo paese. Più tardi poi bussò ancora un mendicante a chiedere aiuto, gli dissi quello che tante volte si dice: via di qui non mi disturbare! Lavora per guadagnarti il pane come fanno tutti e non raccontarmi storie. Poi bussarono ancora alla mia porta, questa volta era un drogato e un alcolizzato e gli dissi quello che tante volte si dice: via di qui non mi disturbare! Se siete in quelle condizioni è perché lo avete voluto voi. Andatevene. Poco dopo bussò alla mia porta un disoccupato chiedendo aiuto ma gli dissi quello che tante volte si dice: via di qui non mi disturbare! Se non lavori è perché non hai voglia. Alla fine bussò alla mia porta l'ingiustizia ed entrò con prepotenza nella mia casa senza che io lo volessi e mi lasciò senza lavoro, senza soldi, senza casa e senza amici. Disperato andai bussando di porta in porta chiedendo aiuto ma ricevevo sempre la stessa risposta: via di qui non mi disturbare! Qui non c'è posto per te. Mi vidi obbligato a lasciare la mia terra e andai vagando da un posto all’altro ricevendo sempre la stessa risposta: via di qui non mi disturbare. Scoprii l’ostilità che si può suscitare stando al mondo quando sei un povero escluso uno che non conta nulla per nessuno. Allora piansi amaramente disteso in un angolo della strada e lì mi addormentai su alcuni cartoni. Quando mi risvegliai con mia sorpresa mi trovai di nuovo sotto il tetto della mia confortevole casa coricato sul mio letto e con il pigiama di sempre con tutto quello che credevo di aver perduto da quando nella mia casa era entrata l'ingiustizia. Che cosa era accaduto? Dopo essermi rasserenato un poco e aver riflettuto, mi resi conto che tutto era stato un terribile incubo reale come la vita stessa. Poco dopo bussò alla mia porta uno che aveva fame chiedendo aiuto e senza esitazione aprii la porta perché quell'uomo si sedesse alla mia tavola e mangiasse con me. Da allora decise di non continuare a rendermi colpevole con la mia indifferenza e la mia porta rimase sempre aperta per poter rendere giustizia ai miei fratelli. Quanta sofferenza, quanto dolore umano c'è nel mondo in cui viviamo. Non siamo consapevoli della quantità di persone che silenziosamente trascinano croci pesanti senza che nessuno se ne renda conto o muova un dito per aiutarli. Il dramma peggiore che può vivere un essere umano è scoprire che il suo dolore, la sua sofferenza, il suo problema non interessa a nessuno, o semplicemente non è percepito. Viviamo in un mondo pieno di ingiustizie e tante volte siamo spettatori di questa ingiustizia senza fare nulla per evitarla o risolverla. Viviamo realmente in un mondo molto pericoloso nel quale, senza che ce ne rendiamo conto con le nostre azioni, omissioni o stili di vita consumista e individualista, possiamo diventare parte attiva dell'ingranaggio che provoca o accetta tante situazioni di povertà, esclusione e disuguaglianza sociale. Tutto questo esige che viviamo con gli occhi ben aperti per non dimenticare la necessità e la sofferenza delle persone che stanno sulla strada della nostra vita. Nella misura in cui siamo sensibili alle loro necessità e operiamo di conseguenza saremo più vicini al Dio di Gesù di Nazareth. Egli sarà il misuratore più affidabile della qualità della nostra relazione con Dio, la qualità della relazione che teniamo con i nostri fratelli più deboli e bisognosi. Per secoli i cristiani hanno voluto ripercorrere le tappe della Via Crucis, un itinerario proteso verso il colle della crocifissione ma con lo sguardo rivolto alla meta ultima, la luce pasquale. L’hanno fatto come pellegrini su quella stessa strada di Gerusalemme, ma anche nelle loro città, nelle loro chiese, nelle loro case. Per secoli scrittori e artisti, grandi o ignoti, hanno cercato di far rivivere davanti agli occhi stupiti e commossi dei fedeli quelle tappe o «stazioni», vere e proprie soste meditative nel cammino verso il Golgota. Oggi il Risorto cammina sulle nostre strade. Il nostro desiderio è che Gesù sia amato da altri, da tutti. Essere testimoni del Risorto significa realizzare segni convincenti di vita piena: essere ogni giorno più gioiosi, più coraggiosi, più operosi. Cioè più giovani. Qualunque sia l’età. Come i greci a Filippo, gli uomini di oggi, specialmente i giovani chiedono «Vogliamo vedere Gesù». Gesù è risorto e più non muore. Abbiamo bisogno tutti di fissare i nostri occhi negli occhi di Gesù, di sentire ciò che sente il cuore di Cristo oggi, di camminare con Lui che cammina con noi. Martedì 22 marzo alle ore 19,00 nella Chiesa del Carmine, Massimiliano Caiazzo, Paola Izzo, Giuseppe, Gregorio, Raffaela, Lorenza, Teresa, Adrian insieme a tanti altri giovani, metteranno in scena la “Sacra Rappresentazione” sotto la guida musicale del maestro Danilo De Riso. Come ogni anno, ci sarà un’attualizzazione di una realtà concreta che gli stessi giovani hanno scelto di rappresentare alla luce di questo anno giubilare sulla Misericordia. Non perdetevi questo evento giovanile!