DOMENICA 04 MAGGIO 2025





Le indagini

Scommesse illegali e gioco d'azzardo, stabiese coinvolto in un'inchiesta su un giro internazionale

Tra gli indagati titolare di un centro a Castellammare

di Redazione
Scommesse illegali e gioco d'azzardo, stabiese coinvolto in un'inchiesta su un giro internazionale

Anche una sala scommesse di Castellammare in un'inchiesta della Dda di Salerno. Tra i 72 indagati in un giro di puntate illegali e operazioni anche in Paesi esteri come Malta, un trentaseienne stabiese. Valerio Tito, titolare di un centro a via Cosenza, è coinvolto in un'indagine che ha portato ieri a sequestri in tutta Italia. Scattati anche degli arresti, ma per lo stabiese non c'è alcuna richiesta di misura cautelare. Secondo l'accusa l'organizzazione in due anni avrebbe incassato 5 miliardi di euro grazie a un giro di scommesse illegali che, se svolto in maniera lecita, avrebbe fatto confluire nelle casse dello Stato circa mezzo miliardo di euro. Scoperto un sistema internazionale che permetteva di riciclare il denaro sporco della camorra attraverso scommesse illegali e gioco d’azzardo, permettendo così ai clan di ‘pulire’ il denaro. 

Ieri la Direzione distrettuale antimafia e dai Carabinieri di Salerno hanno arrestato 33 persone (in Italia e all’estero) e sequestrato undici siti web e due società - la Europartner e la cooperativa Iocosa Ludum, entrambe con sede legale a Mercato San Severino e tre milioni di euro.

A capo dell’associazione a delinquere Luigi Giuseppe Cirillo, figlio del defunto boss calabrese di Sibari Giuseppe Cirillo. Secondo gli investigatori, avrebbe realizzato una vera e propria holding del “gaming on line” (casinò, poker Texas Holdem) associandosi alla rete “dbgpoker”, non autorizzata in Italia e avvalendosi anche della mafia dei Casalesi.

Tra i reati contestati a Cirillo c’è anche l’autoriciclaggio per avere investito nei paradisi fiscali, in particolare a Panama, i proventi delle sue attività criminali, acquistando una serie di immobili.

Tra gli episodi finiti sotto la lente degli investigatori c’è anche la vendita di una lussuosa Lamborghini Murcielago, intestata - in maniera fittizia - a una società della Repubblica Ceca e invece riconducibile ad alcuni degli indagati.

L’auto supersportiva sarebbe stata venduta a una concessionaria a Torino anche se il denaro, invece, è stato versato su un conto corrente di Panama intestato proprio a Cirillo.

L’aggravante mafiosa dell’associazione a delinquere, invece, gli è stata contestata per avere fornito la piattaforma a soggetti ritenuti legati al clan dei Casalesi, quindi agevolandoli. Il giro di scommesse si basava su una piattaforma informatica realizzata nel 2000 da Luigi Tancredi, un romano già noto agli inquirenti, ma potenziata grazie a un altro indagato per fare fronte alle esigenze contemporanee.

 Grazie a questo sistema - secondo una stima - una community composta da milioni di giocatori sparsi in ogni angolo della terra scommettevano anche “one to one” malgrado fossero a migliaia e migliaia di chilometri di distanza.

I giochi erano raggiungibili anche attraverso slot machine e totem installati nelle località del sud Italia dove più forte è risultata la pressione della criminalità organizzata. 

I server invece, nonostante fossero coordinati dal Salernitano, erano stati dislocati nei cosiddetti paradisi fiscali, come Panama e l’isola di Curacao.  

I reati contestati, a vario titolo, agli indagati, sono associazione per delinquere finalizzata a delitti in materia di giochi e scommesse illegali, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro provento di delitto in attività economiche e autoriciclaggio. 


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12-01-2022 12:43:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA